Pre-Race Sleep Management Strategy and Chronotype of Offshore Solo Sailors

Uno studio dell’Alma Mater dimostra che la gestione del sonno aiuta a vincere le regate in solitario

I diari di bordo sulla navigazione in mare aperto per lunghi periodi, sia su una nave militare, che mercantile o più recentemente da regata, hanno evidenziato da secoli l’esigenza di una turnazione appropriata per ottenere il massimo rendimento (in termini di rotta e velocità), garantire la sicurezza della navigazione e, non da ultimo, salvaguardare la salute dell’equipaggio. Dallo scorso secolo i navigatori iniziano a cimentarsi nelle regate in solitario, competizioni sportive impegnative, di solito della durata di diverse settimane, durante le quali gli atleti affrontano un costante sforzo fisico e cognitivo. La navigazione a vela in solitario, soprattutto durante le regate transatlantiche, richiede uno skipper sempre pronto a interventi rapidi e lucidi, effettuati con piena padronanza fisica e mentale, che gli consentano di modificare rapidamente rotta ed assetto dell’imbarcazione. Inoltre, la necessità di dover affrontare condizioni metereologiche instabili e difficili spesso costringe i velisti a lunghi periodi di veglia continuativa.

Alcuni ricercatori hanno studiato, in passato, strategie volte ad una razionalizzazione e ottimizzazione degli schemi di sonno e dei turni di veglia nei navigatori solitari per individuare il tempo di sonno sufficiente a garantire, nelle 24 ore, ristoro fisico e lucidità e ridistribuirlo, a seconda delle necessità. 

Una corretta gestione del sonno durante a preparazione di queste competizioni potrebbe influenzare il rendimento e la sicurezza della navigazione.

Gli esperti del sonno dell’Alma Mater affrontano questo tema nel lavoro pubblicato su Nature and Science of Sleep, Pre-Race Sleep Management Strategy and Chronotype of Offshore Solo Sailors, in cui hanno studiato la più affollata regata transatlantica in solitario, la famosa regata offshore “Mini Transat La Boulangère”: oltre 80 velisti, in autunno, ogni due anni, affrontano 4050 miglia di Oceano Atlantico in due tappe in solitario a bordo di piccole imbarcazioni lunghe appena 6 metri e 50 centimetri.

Durante la prima tappa lunga 1350 miglia, con partenza da La Rochelle, un impegnativo bordeggio tattico nel golfo di Biscaglia precede la lunga discesa atlantica lungo la costa portoghese fino alla città di Las Palmas a Gran Canaria nell’arcipelago delle Canarie. Durante la seconda tappa di 2700 miglia, le imbarcazioni e i loro equipaggi da Las Palmas attraversano l’arcipelago delle isole Canarie e agganciano gli Alisei che le porteranno fino a Marin, in Martinica.

Con questo primo studio, il gruppo di ricercatori coordinato dal professor Plazzi ha intervistato un campione di 51 skipper partecipanti alla “Mini Transat La Boulangère” con lo scopo di valutare il valore che essi danno al sonno all’interno della lunga e complessa preparazione alla regata. Sono stati quindi valutati il cronotipo (la propensione individuale ad addormentarsi e sentirsi più attivo in determinati momenti della giornata), la qualità del sonno, la sonnolenza soggettiva e le strategie di gestione del sonno adottate in vista della regata da ogni velista.

Lo studio di Plazzi e colleghi dimostra come più della metà degli skipper adotti strategie di gestione del sonno; gli skipper che si allenano a gestire il sonno, evidentemente i velisti più esperti, hanno alle loro spalle più miglia di navigazione in mare aperto rispetto a chi non adotta strategie. La strategia di gestione del sonno più comunemente utilizzata (52% dei casi) consiste nell’accumulare la maggior quantità di sonno possibile nelle settimane che precedono la partenza (dormendo di più la notte e/o facendo dei sonnellini durante il giorno), seguita dalla strategia basata sulla programmazione del sonno polifasico. Il 26% degli atleti che preparano una strategia del sonno, infatti, si allenano programmando brevi episodi di sonno a intervalli definiti nell’arco delle 24 ore.

In questo gruppo di velisti è anche stato rilevato l’indice di sonnolenza più elevato. Infine, il 22% degli skipper più esperti adotta una strategia basata sulla graduale restrizione di sonno, fino ad ottenere un empirico bilanciamento fra una sensazione di un breve sonno ristoratore e le migliori condizioni psicofisiche. Come in altri sport, anche gli skipper solitari sono soggetti a una selezione naturale in termini di cronotipo: fra i partecipanti alla Mini Transat, infatti, il cronotipo mattutino (le cosiddette “allodole”) è decisamente sovra rappresentato (40%) rispetto alla popolazione generale, e addirittura fra i velisti non troviamo nessun soggetto “serotino” (i cosidetti “gufi”), che appaiono decisamente svantaggiati in molti tipi di sport endurance.

La rotta tenuta da ogni singola imbarcazione, tracciata dal rilevamento satellitare, è stata analizzata da un esperto velista, Matteo Plazzi, per rilevare verosimili errori e rotture imputabili a sonnolenza secondo tipologie di incidenti e di fuori rotta definite a priori. Nella categoria dei prototipi, le imbarcazioni con budget più elevato e verosimilmente la categoria più competitiva, adottare una strategia del sonno consentito ai partecipanti di terminare la regata più velocemente, e quindi di ritrovarsi in una posizione di classifica più alta, a discapito però di un aumento di errori nella prima tappa. Questa ultimo dato è attribuibile al ritardo ed alla difficoltà di messa a punto che spesso si verifica nei prototipi e nelle imbarcazioni più performanti.

Lo studio del gruppo bolognese sottolinea l’importanza di considerare una strategia del sonno nella preparazione psicofisica a competizioni veliche in solitario. Il monitoraggio diretto del ritmo sonno-veglia nella fase preparatoria e durante le regate che i ricercatori dell’Alma Mater si propongono di effettuare, consentirà di ottimizzare l’implementazione delle strategie del sonno nella fase di preparazione fisica e cognitiva.

Giuseppe Plazzi, Presidente AIMS



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